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24 giugno 2022
S. VERONESI Caos calmo (Bompiani 2005)
Abbiamo parlato del fuoco perenne degli zoroastriani. Oggi mettiamo il primo ciocco sul braciere.
Può la morte di una moglie, della madre di tua figlia, fermare il tempo, anzi, introdurre un tempo e uno spazio diversi?
Pietro, direttore di un network televisivo, perde la moglie e la vita si ferma. In preda a un caos calmo, apparentemente privo di sofferenza, Pietro siede ogni giorno, per tutto il giorno, davanti alla scuola della figlia e aspetta. Aspetta che la bambina esca per riaccompagnarla a casa ma soprattutto che la vita riprenda.
Pietro ferma così il folle ingranaggio di ansie e lavoro che tutti stritola. La sua panchina diventa il POSTO che amici, colleghi, amanti mancate e segrete, persino sconosciuti scelgono per fermarsi, scegliere, sfogarsi, progettare, soffrire.
Il libro diventa una carrellata di “autoritratti” all’insegna delle apprensioni e delle psicopatologie quotidiane: mariti che litigano con le amanti, ragazze perennemente madri e perennemente ragazze senza mai diventare donne, tychoon dei media e molto altro.
Il parlato la fa da padrone. Di esso consistono gli auto-ritratti e in esso Veronesi è magistrale per ritmo, naturalezza, mimetismo, capacità di inscenare coreografie di parole nelle quali ogni termine e frase, persino la punteggiatura, danzano orchestrate per far avanzare la psicologia dei personaggi e il racconto. Persino le sillabe, gli accenti, una sinfonia di pause, parentesi e ritornelli corrono ironici ed intensi verso la ripresa dell’ingranaggio vitale e finale.