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Per i primi Cristiani l’avvento del Regno di Dio sulla Terra è imminente. Tutto il primissimo pensiero cristiano è, in senso proprio, apocalittico, e si interroga su quando la Promessa verrà mantenuta, perchè essa verrà mantenuta senza meno, e tra poco si vedrà il Signore degli eserciti giungere sulle nuvole alla testa delle sue legioni angeliche per portare la Giustizia.

Ma allora perchè Cristo non è ancora ritornato, a tre, quattro, cinque secoli dalla sua prima venuta e morte sulla Croce? Perchè il Regno di Dio tarda così tanto e ci fa languire nell’attesa, nel dolore, nell’abiezione?

I primi Padri cristiani si trovano nella necessità di rispondere a questa domanda, anche per non dare soddisfazione al loro maggiore concorrente in campo religioso: gli Ebrei, che non avevano riconosciuto in Cristo il Messia. Un problemino non da poco, che già San Paolo e Tertulliano si pongono riflettendo sul katèchon, cioè appunto su “ciò che trattiene” Cristo e ne impedisce il definitivo avvento.

La risposta non può che essere l’Anticristo, che incarna appunto tutto ciò che impedisce la definitiva vittoria di Cristo. In quei secoli di persecuzioni, l’Anticristo non poteva che identificarsi con l’impero romano e il suo capo supremo, l’Imperatore, Anticristo per eccellenza, Satana incarnato.

Sembrano domande, e risposte, ingenue, oggi come oggi, ma al loro fondo c’era la massima domanda che tutte le filosofie e le religioni si pongono da quando esistono, cioè da quando esiste l’uomo: perchè esiste il Male sulla Terra? E perchè Dio non vi pone subito rimedio?

È la domanda di Giobbe, alla quale, dopo millenni di storia, nessuno ha ancora saputo rispondere.