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IL TEMPIO DEL FUOCO E LA LETTERATURA

22 giugno 2022

Anni fa ero al tempio del fuoco di Yazd, in Iran. Lì si celebrano ancora i riti zoroastriani, incentrati sul mantenimento di un braciere che arde ininterrotto da mille e cinquecento anni, secondo la leggenda.

La stanza dove brucia il fuoco sacro è visibile solo dietro un vetro blindato, come quelli delle banche. Il sacerdote vi entra in camice bianco, ha un velo bianco innanzi al volto e in testa una cuffia bianca. In genere non indossa scarpe ma calze bianche e reca in braccio grossi ciocchi di legno di mandorlo e albicocco.

Si avvicina al gigantesco braciere bronzeo al centro della stanza e vi adagia i legni, attizzandoli con un apposito ferro. Subito schizzano verso l’alto taglienti scaglie di fuoco bianco. La bocca del braciere sembra un meteorite appena caduto sulla Terra. Sui vetri blindati la fiamma si immilla nel riflesso bianco delle candele.

Ecco, per me i romanzi autentici sono come quella fiamma vista oltre il cristallo, libri nei quali la scrittura brucia e riscalda al di là del vetro delle mode, del cross marketing, dei pitch, dei best seller che una settimana dopo cedono il posto ad altri capolavori.

Ogni romanzo autentico ha dentro l’anima di chi l’ha scritto. È una forma di immortalità, da alimentare con la lettura per mille e cinquecento anni. Come il fuoco di Yazd.