Seleziona una pagina

Un’escrescenza di roccia sulla parete di una caverna ha ricordato all’artista primitivo la testa di un cavallo. L’uomo ha aggiunto la criniera, l’occhio, le macchie del mantello, ed ecco fatto. Ma non era un gioco: era il potente, primigenio contatto dei “primitivi” con la Natura. L’ignoto artista ha avvertito un richiamo, un’eco tra le cose, un legame magico e ne ha fatto comunione.

L’empatia tra gli elementi arriva così a sintesi teatrale: una fonte luminosa collocata al centro della caverna, un fuoco per esempio, proietta dietro la testa del cavallo un’ombra portata che ne risalta il profilo. Nel guizzo della fiamma, l’animale sembra pronto a staccarsi dalla roccia ed a correre via.

 

La Natura è un tempio in cui pilastri vivi
a volte emettono confuse parole;
l’uomo, osservato da occhi familiari,
tra foreste di simboli s’avanza.
C. BAUDELAIRE, Corrispondenze (1857)